Articolo pubblicato in data odierna su Il Nuovo Giornale di Ostia
Per
attitudine, per scelta, tutti i giorni o per uno soltanto, per una sera, a
sprazzi: quasi a tutte noi viene voglia di possedere un abito romantico.
Si
presenta come un languore, un vuoto da riempire, un qualcosa di ancestrale che
riemerge istintivamente…romanticamente… e allora non ci resta che scovare il
nostro pezzo di ritorno al passato.
Delle
paillettes, una piuma, del tulle o dei semplici ricami appoggiati su
impalpabili tessuti pastello o perché no! anche neri, tanto per esaltare anche
quel po’ di lato dark che a noi donne tanto piace, quel non so che di gotico
che non ci faccia apparire troppo indifese.
Gli
accessori diventano inutili, quindi basteranno un paio di sandali trasparenti o
ton sur ton con il vestito stesso e come bijoux saranno sufficienti delle perle,
dei cristalli o dei diamanti…ma piccoli, poco evidenti e solo utili a vestire
lobi nudi e bucati.
Mi
sembra di vedervi: immerse nel ruolo di donne delicate, dalle movenze morbide e
melliflue.
Sento
già odore di violette e rosolio, toni pacati e mani che tirano su spalline che
improvvisamente scivolano sul braccio.
Ma
l’apparenza inganna, basterà un nonnulla, qualcosa che ci disturba e noi,
femmine (per così dire) di questo millennio, saremo più che pronte a sfoderare
la nostra arma più tagliente, quel qualcosa che tanto da fastidio a chi
all’abito si ferma, a chi non vuole andare oltre, a chi sarà deluso da tanto
ardire…a chi inevitabilmente dalla nostra lingua sarà vivamente ferito.
Ma
questo è quanto di più meraviglioso possiamo fare, dimostrare che, davvero,
l’abito non fa il monaco!
Cristiana
Zelli
LaCrilla