Articolo pubblicato su Il Nuovo Giornale di Ostia sabato 15 giugno.
Sono
cresciuta in mezzo ai fili, ai centimetri, alle forbici, alle stoffe e alla
carta per fare modelli, di quest’ultima ho ben impresso l’odore nel naso, ho
visto le mani di almeno due generazioni reggere tra le dita aghi sottili o
grossi, bucare tessuti leggeri o pesanti a seconda della necessità.
Mani
amorevoli per quanto mi riguarda, quelle delle mie nonne, di mio nonno e di mia
madre.
Innumerevoli
volte quel filo è scivolato nella cruna trovando la sua strada, prima
facilmente poi un po’ meno quando la vista cominciava a vacillare con
l’avanzare dell’età.
Ho
visto stoffe dure da bucare, facili da cucire ma anche troppo eteree, di quelle
che avrebbero retto solo un filo sottilissimo passato con un ago quasi
invisibile di quelli che non rischiano di lasciare buchi slabbrati e
irrecuperabili.
Le sarte e i sarti disegnano con gessi bianchi
o celestini, tagliano cartamodelli con forbici grandi e affilate le stesse che
useranno sulle stoffe, assembleranno, cuciranno, faranno due o tre prove e alla
fine macchine da cucire e punti ben messi a mano daranno vita al vestito che
hai sempre sognato, quello che hai visto sulla rivista di moda appena comprata,
quello che è così costoso che non ti resta che guardarlo, ma che sarà perfetto
perché te lo avranno cucito addosso.
Senza
sarti, i grandi stilisti non avrebbero potuto realizzare nessuno dei loro
splendidi e originali disegni. Per questo, molti nomi noti della moda ringraziano
profondamente occhi, mani e intelletto di chi ha messo in pratica le loro
ispirazioni. Questa è la differenza tra “il dire e il fare”.
Io
so il valore di un vestito, so quanta dedizione c’è dietro alla realizzazione
di un “su misura”, a volte penso al peccato che si commette, permettendo a
questo “lavoro” di estinguersi, di dissolversi lasciando il posto solo alle
grandi distribuzioni e alle confezioni.
Avete
mai provato il piacere di una puntura di spillo durante una prova? La frase che
segue è: “Vuol dire che te lo godrai!”, ma io ho sempre pensato che un
capolavoro di artigianato così me lo godrei in ogni caso.
Cristiana
Zelli
Macchina da cucire old style
Manichini: indispensabili per la sartoria
Non si cuce a caso, lo studio minuzioso dei tessuti per la scelta dei modelli è fondamentale.
Gessi affilati
Stoffe disegnate prima del taglio.
Sartoria Dior
La prova.
Coco.
La Callas.
Questo sarà mio: un altro tessuto, un altro colore e piccoli accorgimenti lo differenziaranno dall'originale, ma sarà fatto per me e su di me…ogni dettaglio avrà le mie proporzioni, per questo sarà perfetto!
LaCrilla
Mia nonna era una sarta ma purtroppo non ho fatto in tempo a conoscerla. Non sai quanto mi piacerebbe essere capace di cucire... peccato che non faccia proprio per me. Il colore del tessuto che hai scelto è molto bello e sono davvero curiosa di vedere il vestito.
RispondiEliminaUn bacio.
Valeria
http://myurbanmarket.blogspot.it
Anche la mia nonna è una sarta anche se in questi anni è un po' andata in pensione da quel punto di vista... Mi piacerebbe essere capace di cucire!
RispondiEliminaFabiola
wildflowergirl
Facebook page
Sapevo cucinare un po' ... Una volta!Mi piace! davvero fashion!
RispondiEliminaCHIC STREET CHOC
FOLLOW ME ON FACEBOOK